NEW PERSPECTIVES
Esiste un’analogia tra la prospettiva da cui guardiamo le cose della vita reale e quella della rappresentazione.
Così come la pittura presuppone la scelta di un punto prospettico determinante per tutto il disegno, da cui scegliamo di proiettare il nostro soggetto, anche nella vita il punto di vista implica una scelta narrativa: non è che una posizione che ci troviamo ad assumere nel momento in cui osserviamo e riportiamo gli eventi, siano essi fatti, oggetti, luoghi, persone.
Cambiando il punto di vista, il soggetto muta eppure rimane il medesimo.
Bisogna sapersi spostare per far emergere ogni sfaccettatura, e scegliere prospettive inusuali che raccontino la parte più intima, che colgano il profondo e l’essenziale.
Cambiare l’angolazione dal quale si guarda aiuta a mettere in luce quegli aspetti sempre presenti, ma di cui non ci si era ancora resi conto, che permettono di lavorare su nuove rappresentazioni.
Questa capacità di “vedere attraverso”, dal latino perspicere, da cui deriva la parola prospettiva, fa sì che le immagini si manifestino sulla tela in una forma personale, deformata rispetto alla realtà oggettiva, dettata da un particolare modo di vedere, esclusivo e privato.
Ogni storia può essere raccontata da diversi punti di vista. La stessa, sebbene mutata, storia.
In questa serie di ritratti non c’è interesse per la mimesi frontale né per il racconto del dettaglio; non c’è alcun virtuosismo nella ricerca della più fedele rappresentazione, ma il taglio fotografico è inconsueto e presenta le persone come scorci, evidenziandone un lato, una particolare posizione che rivela quel qualcosa dapprima celato.
A volte è solo questione di punti di vista: bisogna spostarsi per poter cogliere ciò che sembra invisibile.